Il corso fornisce dettagliatamente tutte le nozioni importanti circa gli apparati principali del corpo umano: circolatorio, il cuore, le vene e le arterie; endocrino, le diverse ghiandole del corpo umano; genitale; urinario, vescica e rene; sistema nervoso; digerente, dalla bocca all’intestino; respiratorio, polmoni, bronchi e bronchioli.
Anatomia
di Andrea Panepinto
Il corso fornisce dettagliatamente tutte le nozioni immportani circa gli apparati
principali del corpo umano: circolatorio, il cuore, le vene e le arterie; endocrino,
le diverse ghiandole del corpo umano; genitale; urinario, vescica e rene;
sistema nervoso; digerente, dalla bocca all’intestino; respiratorio, polmoni,
bronchi e bronchioli.
Università: Università degli Studi di Pisa
Facoltà: Medicina e Chirurgia
Corso: Logopedia
Esame: Anatomia
Docente: Ruffoli1. Cenni di terminologia anatomica
I termini che si usano solitamente in anatomia sono aggettivi che fanno riferimento alla posizione che una
struttura occupa rispetto ad un'altra, per esempio superiore - inferiore, posteriore - anteriore; con il termine
"mediale" si intende una struttura più vicina alla linea mediana rispetto ad un'altra struttura, la quale
essendo più lontana si chiama "laterale". Con il termine "distale" si intende una struttura più lontana rispetto
a una struttura più vicina detta "prossimale". Per riferirsi alla posizione rispetto alla testa sono usati i termini
"craniale" (più vicino alla testa) e "caudale" (più lontano dalla testa). Usando il termine "caudale" per
l'uomo, pur non avendo esso la coda, si capisce che usiamo termini che possono essere comparati anche ad
animali quadrupedi: per esempio, quello che nell'uomo è l'arto superiore nell'animale è l'arto anteriore, ma in
entrambi è l'arto craniale.
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia 2. Il cuore
Il cuore è un organo impari (cioè ce n'è uno).
Si trova nella cavità toracica: è lo spazio compreso tra la gabbia toracica, le coste, i muscoli intercostali,
dietro c'è la colonna vertebrale; la cavità toracica è chiusa dal diaframma, il quale è a forma di cupola con
convessità verso l'alto e concavità verso il basso, separa la cavità toracica dalla cavità addominale.
Nella cavità toracica, oltre al cuore, ci sono moltissimi altri organi.
La maggior parte della cavità toracica è occupata dai polmoni: essi hanno la forma di un tronco di piramide;
si devono adattare allo spazio che è loro concesso, dunque presentano tre facce:
• una faccia guarda verso le coste: faccia convessa o laterale o sterno costale
• una faccia inferiore, la quale dovendosi adattare alla convessità del diaframma è concava: faccia inferiore o
concava o diaframmatica (guarda verso il diaframma)
• una faccia mediale (piuttosto irregolare perché presenta diverse impronte date dalla presenza di diversi
organi) o mediastinica (guarda verso il mediastino)
Il mediastino è lo spazio della cavità toracica lasciato libero dai polmoni; è uno spazio piuttosto ristretto,
che rimane a disposizione di tutti gli organi della cavità toracica che non siano polmoni. Il mediastino è
delimitato anteriormente dallo sterno, posteriormente dalla colonna vertebrale, in basso dal diaframma e
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia lateralmente dalle facce mediastiniche dei polmoni.
Quindi possiamo dire che il cuore è un organo mediastinico (così come, per esempio, l'esofago, parte
dell'aorta, trachea, bronchi...). Immaginiamo un piano che passa tra la terza, la quarta e la quinta vertebra
toracica: ciò che sta sopra si chiama "mediastino superiore", ciò che sta sotto "mediastino inferiore". Quello
inferiore si può ulteriormente suddividere in più parti: anteriore, medio, posteriore.
Nel mediastino posteriore vi è, per esempio, l'esofago.
Il cuore è una doppia pompa: il cuore destro pompa il sangue verso la piccola circolazione, il cuore sinistro
verso la grande circolazione:
• La grande circolazione, o circolazione sistemica, ha inizio dal ventricolo sinistro del cuore con l'arteria
aorta, un grosso vaso che con i suoi numerosi rami distribuisce il sangue arterioso all'intero organismo; i
rami dell'aorta, all'interno dei singoli organi, si risolvono nei vasi capillari; dai capillari si formano le vene
che, confluendo man mano, raggiungono la vena cava inferiore e il seno coronario, che sboccano nell'atrio
destro del cuore dove termina la grande circolazione. Il sangue venoso dall'atrio destro passa quindi nel
ventricolo destro per prendere la via della piccola circolazione. Nella grande circolazione le arterie
contengono sangue arterioso, le vene sangue venoso.
• La piccola circolazione, o circolazione polmonare, ha inizio nel ventricolo destro del cuore con l'arteria
polmonare che, biforcandosi, porta sangue venoso ai polmoni; all'interno di questi l'arteria polmonare si
risolve in capillari, nei quali il sangue venoso perde CO2, acquista O2 e diventa sangue arterioso. Il sangue
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia arterioso torna al cuore con le quattro vene polmonari che sboccano nell'atrio sinistro, dove termina la
circolazione polmonare. Dall'atrio sinistro il sangue arterioso passa quindi nel ventricolo sinistro per
riprendere la via della grande circolazione. Nella piccola circolazione le arterie contengono sangue venoso,
le vene sangue arterioso.
Il cuore è un organo che si muove con una certa frequenza.
Se facessimo una sternotomia (cioè se aprissimo la cavità toracica) non vedremmo il cuore, ma una
struttura fibrosa che lo copre: il pericardio (peri = intorno), il quale è un tessuto connettivo fibroso (molto
resistente). All'interno del pericardio fibroso vi è il pericardio sieroso; l'aggettivo "sieroso" non vuol dire
che produce siero, è semplicemente legato al fatto che è costituito da un epitelio di cellule molto sottile ed è
anatomicamente molto assimilabile alle pleure, al peritoneo (sono tutte membrane sierose). Il pericardio
sieroso ha uno scopo importante: ridurre l'attrito (non annullare!) tra il cuore e la parete del pericardio
fibroso; il pericardio sieroso è costituito da due foglietti, che si ripiegano l'uno nell'altro:
• un foglietto aderisce al pericardio fibroso: foglietto parietale
• un foglietto avvolge il cuore: foglietto viscerale
I due foglietti scorrono tra di loro. Nello "spazio pericardico" c'è un liquido, piuttosto fluido, che consente di
ridurre l'attrito fra le due parti, quindi favorisce lo scorrimento reciproco tra foglietto viscerale e foglietto
parietale (liquor pericardico è prodotto dalle cellule mesoteliali delle membrane).
Il pericardio fibroso si va a inserire sulla cupola diaframmatica.
Capiamo che il foglietto viscerale del pericardio sieroso riveste la superficie esterna del cuore, corrisponde
allo strato più esterno del cuore ed è detto epicardio (epi = sopra).
Al di sotto dell'epicardio c'è la parte muscolare del cuore, un tessuto particolare perché è fatto in una
maniera abbastanza simile alla muscolatura volontaria (muscolatura striata), ma si contrae
indipendentemente dalla volontà, cioè si contrae come fa la muscolatura liscia; si tratta della terza tipologia
di tessuto muscolare: il tessuto cardiaco, striato ma involontario (miocardio); attenzione: non è fatto come
quello volontario, la striatura è diversa.
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia Infine, vi è la parete interna, è una parete importantissima perché è a contatto diretto con il sangue, così
come la parete interna dei vasi sanguigni (si tratta dello stesso tessuto), è l'unico tessuto che può entrare in
contatto diretto con il sangue senza provocare in esso la coagulazione: endotelio (è il rivestimento interno di
tutti i vasi sanguigni). Quello specifico del cuore si chiama endocardio.
Alla domanda come è costituita la parete del cuore? si risponde: è costituita sostanzialmente da tre strati, che
dall'esterno all'interno sono: epicardio, miocardio, endocardio. Essi hanno spessore diverso nelle quattro
cavità; in particolare, lo spessore del miocardio è differente in rapporto alla forza contrattile che ogni cavità
deve esercitare per la spinta del sangue. Ne consegue che la parete degli atrii è sottile e la parete dei
ventricoli più spessa. Inoltre la parete del ventricolo sinistro risulta tre volte più spessa rispetto a quella del
ventricolo destro.
La muscolatura degli atrii è costituita da fasci muscolari propri di ciascun atrio circondati da fasci muscolari
comuni ad ambedue gli atrii. I fasci muscolari propri sono rappresentati fondamentalmente da fibrocellule
che, con andamento anulospirale, circondano gli orifici di sbocco delle vene di ciascun atrio; i fasci
muscolari comuni sono formati da fibrocellule che, con decorso prevalentemente trasversale, si estendono da
un atrio all'altro.
La muscolatura dei ventricoli è notevolmente più robusta e spessa di quella atriale. Nella parete dei
ventricoli il miocardio si dispone in tre strati sovrapposti. I fasci muscolari propri di ciascun ventricolo si
inseriscono sull'anello fibroso dell'orificio atrioventricolare dello stesso ventricolo, si portano in basso
obliquamente, senza raggiungere l'apice della cavità, formano un'ansa e risalgono per terminare sullo stesso
anello fibroso da cui erano originati. I fasci muscolari comuni si inseriscono agli anelli fibrosi degli orifici
ventricolari, discendono, con andamento obliquo e in sede superficiale rispetto alle fibre proprie. Alcuni
fasci comuni profondi vanno a formare i muscoli papillari. Quindi, la parete miocardica dei ventricoli è
costituita da uno strato superficiale, i fasci comuni discendenti, uno strato intermedio e incompleto verso
l'apice, i fasci muscolari propri, e uno strato profondo, i fasci muscolari comuni ascendenti.
I "trombi" si formano all'interno dei vasi là dove il sangue percepisce che c'è una "crepa" e fa da "toppa" con
piastrine e fibrine. I trombi non rimangono fermi, a volte si distaccano a causa della corrente sanguigna e
diventano "emboli", i quali ostruiscono il vaso.
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia
Il cuore non è mediano, è spostato un po' a sinistra: ha una base che sta dietro e un apice che sta davanti ma
in basso e spostato lateralmente; l'apice poggia sul diaframma. Questo vuol dire che andando a vedere le
facce mediastiniche dei polmoni notiamo che entrambe hanno un'impronta cardiaca, ma il polmone di
sinistra molto più pronunciata rispetto al polmone di destra.
In relazione alla sua forma, nel cuore si distinguono una faccia anteriore, che per i suoi rapporti è detta
faccia sternocostale, e una faccia posteriore, denominata diaframmatica in quanto poggia sul centro tendineo
del diaframma (centro frenico). Il passaggio dalla faccia sternocostale a quella diaframmatica è netto ed è
denominato margine acuto del cuore, quasi orizzontale; verso sinistra, la faccia sternocostale continua nel
cosiddetto margine ottuso del cuore.
All'esterno del cuore riconosciamo: il solco coronario o solco atrioventricolare, che separa gli atri dai
ventricoli; i solchi longitudinali anteriore e posteriore, che indicano i limiti tra i due ventricoli (quello
anteriore percorre la faccia sternocostale, quello posteriore la faccia diaframmatica); il solco interatriale,
visibile nella faccia diaframmatica, indica il limite tra i due atrii.
Il cuore internamente presenta:
• un atrio e un ventricolo destri
• un atrio e un ventricolo sinistri
Essi, in ciascun lato, sono separati da un'apertura: l'ostrio o orificio atrio-ventricolare (vuol dire che il
sangue deve passare da atrio a ventricolo). Poi troviamo le valvole atrio-ventricolari.
Ricorda:
• l'ostrio permette il passaggio da atrio a ventricolo
• la valvola impedisce il reflusso del sangue
Come si apre e si chiude la valvola? Per differenza di pressione:
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia • si apre quando Psangue atrio > Psangue ventricolo
• si chiude quando Psangue ventricolo > Psangue atrio
Il ventricolo sinistro ha un profilo circolare, quello destro ha la forma di una mezza luna con una parete più
sottile: capiamo che il cuore di sinistra pompa nella grande circolazione (sistemica); quello di destra nella
piccola circolazione (a bassa pressione).
Le valvole atrio-ventricolari sono costituite da lembi o cuspidi:
• la valvola sinistra ha due lembi (valvola bicuspide, meglio conosciuta come mitrale)
• la valvola destra ha tre lembi (valvola tricuspide)
Ciascuna cuspide ha un margine aderente alla parete dell'organo e un margine libero. Nei margini liberi
notiamo dei filamenti: le corde tendinee, ovvero strutture connettivali inestensibili. Esse partono dal
margine libero fino ad inserirsi in strutture digitiformi del muscolo cardiaco: i muscoli papillari (papilla =
sollevamento); la loro contrazione è necessaria per compensare l'accorciamento del ventricolo durante la
sistole e così facendo impediscono il rovesciamento delle valvole verso l'atrio; se capita questo, si parla di
"insufficienza valvolare".
Arteria = vaso che trasporta il sangue dal cuore alla periferia.
Vena = vaso che trasporta il sangue dalla periferia al cuore.
L'aggettivo che troviamo dopo il termine "arteria" ci informa su dove essa va (es. arteria polmonare, epatica,
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia pancreatica...); l'aggettivo dopo il termina "vena" ci dice da dove essa proviene (es. vena polmonare...).
All'atrio destro arriva: la vena cava inferiore (sangue proveniente dalla parte del corpo che si trova sotto il
cuore), la vena cava superiore (dalla parte del corpo sopra il cuore), lo sbocco seno- coronario (sangue che
ha ossigenato il cuore).
Dal ventricolo destro ha origine: il tronco polmonare, che dopo poco si divide in arteria polmonare destra e
arteria polmonare sinistra, nelle quali scorre il sangue che deve essere arricchito di ossigeno ("arricchito"
perché comunque ce n'è ancora tanto).
All'atrio sinistro arrivano: quattro vene polmonari, che portano sangue riccamente ossigenato. Dal ventricolo
sinistro ha origine: l'aorta.
Tra i ventricoli e i rispettivi grossi vasi troviamo le valvole semilunari: la valvola polmonare (dx) e la
valvola aortica (sx). Ciascuna di esse è costituita da tre lembi valvolari "a nido di rondine", con la
convessità rivolta verso il ventricolo e la concavità rivolta verso il vaso. Anche queste valvole si aprono e si
chiudono per la differenza di pressione e devono impedire il reflusso del sangue. Il margine libero di
ciascuna valvola presenta nel mezzo un piccolo ingrossamento fibroso, il nodulo di Morgagni, che
permette la chiusura completa dell'orificio durante la fase di riempimento del ventricolo (diastole),
impedendo il ritorno del sangue dall'arteria al ventricolo. Durante la sistole ventricolare, invece, sono tenute
adese alla parete dell'arteria dal flusso del sangue che viene spinto dal ventricolo nell'arteria.
Quindi in un cuore ci sono 6 valvole semilunari: 3 a destra e 3 a sinistra.
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia
L'orificio della vena cava inferiore presenta la valvola di Eustachio, mentre quello del seno coronario
presenta la valvola di Tebesio, entrambe piuttosto rudimentali. Il setto interatriale presenta una depressione
(la fossa ovale) che corrisponde alla zona dove, durante la vita intrauterina, è presente il forame ovale di
Botallo.
RICORDA:
Circuito polmonare (o piccola circolazione): trasporta il sangue da e verso i polmoni; ha origine nel
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia ventricolo di dx da cui il sangue è pompato fino ai polmoni, dove abbiamo la capillarizzazione dell'arteria
polmonare e avviene l'ARRICCHIMENTO (non l'ossigenazione) di O2; dopo di che il sangue rientra nel
cuore attraverso le vene polmonari nell'atrio di sinistra; poi dal ventricolo di sinistra ha origine l'aorta che dà
il sangue a tutto il corpo; in seguito, il sangue impoverito di O2 torna nel cuore di destra.
Circuito sistemico (o grande circolazione): trasporta il sangue ai e dai tessuti del corpo
Atri: ricevono il sangue dai circuiti polmonare e sistemico
Ventricoli: sono le camere di pompaggio del cuore; in particolare: il ventricolo sx spinge il sangue in un
circuito vascolare che ha una pressione più alta rispetto a quella del circuito polmonare (PRESSIONE
SISTEMICA: 120-80 mmHg); invece il ventricolo dx pompa il sangue in un circuito con una pressione
molto più bassa (30-20 mmHg), per questo motivo presenta una parete più sottile.
Possiamo dire che il circuito polmonare ha una pressione 3-4 volte meno elevata rispetto a quella del
circuito sistemico.
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia
NON DIRE "sangue deossigenato" ma impoverito di O2, perché non è privo di ossigeno; infatti nelle vene
sistemiche il sangue ha una certa percentuale di saturazione dell'emoglobina (Hb), durante l'attività fisica si
scende fino circa al 40% (non è mai al 100%).
Nel cuore post-natale le camere di destra e le camere di sinistra non comunicano tra loro, invece nel cuore
pre-natale l'atrio destro e l'atrio sinistro comunicano; cioè il setto che nella vita post-natale è completo (il
setto interatriale), durante la vita pre-natale è incompleto, c'è un'apertura, un foro di forma ovale: foro ovale
o foro di Botallo permette il passaggio del sangue dall'atrio di destra a quello di sinistra, perché l'atrio di dx
in questo momento ha una pressione maggiore di quella dell'atrio di sx. Inoltre c'è un'altra struttura
importante (che funziona bene durante la vita pre- natale e che nella post-natale tende a regredire
naturalmente), un condotto vascolare che si trova tra il tronco polmonare e l'aorta: dotto arterioso di Botallo
(poi nella vita post-natale si atrofizza, si "oblitera").
Perché ci sono queste due strutture così evidenti e così funzionanti nella vita pre-natale? Perché il sangue
che circola nel feto non ha bisogno di essere ossigenato, ci pensa la mamma tramite la placenta.
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia La differenza tra il cuore pre-natale e il cuore post-natale è l'atto respiratorio, il polmoni del feto non
ventilano, sono ancora collassati; se vuole ossigenare il sangue non può respirare, perché è immerso
nell'acqua (nel liquido amniotico); il sangue che gli arriva dalla placenta è ricco di O2 e nutrimento. Quando
inizia a respirare i polmoni si dilatano e le pressioni all'interno del cuore cambiano: la pressione dell'atrio di
sinistra supera quella dell'atrio di destra.
Nella vita pre-natale nell'atrio di destra è presente un lembo di tessuto, in vicinanza del foro di Botallo, che
nel momento in cui cambiano le pressioni si va a porre sul margine del foro ovale, chiude il foro, nel giro di
qualche giorno il margine sarà completamente saldato, non comunicherà più; talvolta questa chiusura è
incompleta e si dice che c'è un difetto interatriale (può essere più o meno grave; si risolve chirurgicamente).
Invece i ventricoli sono sempre saldati tra loro (le anomalie sono rarissime e se ci sono il problema è molto
grave).
Nel cuore prenatale il sangue va comunque anche nei ventricoli, in particolare dal ventricolo destro viene
pompato nel tronco polmonare, da qui viene veicolato tramite il dotto arterioso di Botallo nell'aorta. Quindi,
nell'aorta ci arriva sia il sangue dal ventricolo sinistro, sia il sangue che era entrato nel ventricolo di destra e
che poi tramite il dotto confluisce nell'aorta. Dopo la nascita cambia tutto: il foro di Botallo si chiude e il
dotto arterioso di Botallo si oblitera.
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia 3. Il sistema di conduzione
Ci sono delle cellule del cuore che perdono la capacità contrattile (MIOCARDIO ASPECIFICO) e ne
acquisiscono una fantastica: hanno la capacità di generare e propagare l'impulso elettrico (MIOCARDIO
SPECIFICO) al miocardio aspecifico, facendolo così contrarre.
Queste cellule sono capaci di generare l'impulso elettrico ritmicamente: il ritmo cardiaco; cioè ogni tot
periodo sono in grado di depolarizzarsi; nel momento in cui non si depolarizzano si ripolarizzano, cioè si
rendono di nuovo "disponibili".
Uno di questi gruppi di cellule si trova nell'atrio di destra in vicinanza dello sbocco della vena cava
superiore: nodo senoatriale o pacemaker fisiologico, è lui che dà il ritmo. Questo input elettrico si diffonde
a tutte le cellule della parete atriale e così l'atrio può contrarsi: sistole atriale; quindi, in questo momento il
sangue dall'atrio passa nel ventricolo.
Questo stimolo elettrico viene raccolto da un altro gruppo di cellule: nodo atrio-ventricolare, il quale si trova
al confine tra gli atri e i ventricoli e provvede a propagare l'input attraverso la parete interventricolare lo
trasmette ai ventricoli tramite il fascio di His: decorre nell'ambito del setto interventricolare (parete che
separa i due ventricoli). A questo livello (del setto i.) il fascio di His si divide in due branche: branca destra
e branca sinistra; in questa maniera le due branche raggiungono l'apice del cuore. Giunti a questo livello, le
branche si ramificano andando a costituire le fibre di Purkinje: queste a loro volta si distribuiscono alla
parete dei ventricoli; a questo punto le pareti ventricolari possono contrarsi (sistole ventricolare). Il tutto
(sangue che passa nei ventricoli e l'impulso che percorre tutta la via che abbiamo visto) avviene
contemporaneamente e la contrazione ha origine quando il ventricolo si è riempito del tutto. Dunque, al
momento della sistole ventricolare aumenta la pressione del ventricolo con due conseguenze: la chiusura
delle valvole atrio-ventricolari e l'apertura delle valvole semilunari, e quindi la fuoriuscita del sangue dai
rispettivi ventricoli.
ATTENZIONE: è vero che il cuore è una pompa capace di generare e propagare uno stimolo
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia autonomamente, però la frequenza con cui deve battere e le modalità con cui deve contrarsi NON vengono
gestite autonomamente dal cuore; infatti il cuore viene "comandato a bacchetta" dal Sistema Nervoso: è il
SN che stabilisce se in questo momento va bene che il cuore si contragga con questa determinata frequenza;
se corriamo vediamo che aumenta la frequenza cardiaca, ma non è il cuore che l'ha deciso, è il sistema
nervoso che lo definisce. Quindi:
• il cuore genera e propaga l'impulso elettrico
• la regolazione a seguito delle varie esigenze funzionali (frequenza cardiaca, la modalità, la velocità...) è
tutta sotto il controllo diretto del SN viscerale.
I nervi che arrivano al cuore sono:
• le fibre sensitive viscerali
• le branche parasimpatiche del nervo vago
• le fibre simpatiche (dalle catene dei gangli cervicali e del torace superiore).
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia
Struttura dei vasi sanguigni sono composti da tre strati (o "tonache"):
1. la tonaca intima: composto da tessuto epiteliale pavimentoso semplice
2. la tonaca media: strati di muscolatura liscia (si contrae vasocostrizione; e si dilata vasodilatazione)
3. la tonaca esterna: composta da tessuto connettivo
Lo spazio centrale riempito di sangue prende il nome di lume.
La prima arteria che incontriamo (la più voluminosa) è l'aorta: il diametro è nell'ordine di 3 cm. La cosa
importante non è solo il calibro interno, ma anche la tipologia di parete.
Le prime arterie che incontriamo sono le arterie elastiche:
• diametro tra 3 cm e 7 mm (es. l'arteria femorale ha un diametro di circa 1 cm se è lesa, il danno è
gravissimo)
• includono l'aorta e le sue branche maggiori
• talvolta sono chiamate "arterie conduttrici"
• l'alto contenuto di elastina ammortizza l'aumento della pressione arteriosa: quando arriva "l'ondata
idraulica" (alta pressione: 120-80) queste arterie si dilatano; poi nel momento in cui il ventricolo va in
diastole (e le valvole semilunari si chiudono) questi vasi tornano nella loro posizione di riposo, questo è
fondamentale perché favorisce la progressione del sangue all'interno dei vasi: questa è la pulsatilità
dell'arteria. Si parla di "polso radiale" o "polso femorale" o altro intendendo la palpazione della pulsatilità di
un'arteria.
Poi ci sono arterie con diametro minore, ovvero le arterie muscolari:
• diametro tra 7 e 0,1 mm (= 100 µm)
• esternamente all'epitelio presentano la muscolatura liscia involontaria; ci sono delle situazioni in cui, per
esigenze funzionali, è opportuno spostare la massima circolazione da un punto corporeo ad un altro; per
esempio, dopo pranzo gran parte del nostro sangue viene convogliato verso l'intestino (noi lo sentiamo come
"freddino" e sonno). Questa muscolatura è "involontaria" ma non perché può fare cosa vuole, è il SN che
regola la sua contrazione.
Poi ci sono le arteriole:
• hanno un diametro tra 100 e 50 µm
• la parete è ridotta all'endotelio e ad una sottile parete muscolare (se invece la parete muscolare è più
pronunciata allora è un'arteria)
Ancora più sottili sono i capillari:
• hanno un diametro di circa 8 µm (nel polmone anche meno)
• più propriamente dovremmo parlare di "capillari sanguigni" o "capillari sanguiferi", poiché in generale con
capillare si intende il vaso più sottile di quel tessuto; infatti oltre ai sanguigni ne esistono altri tipi, p.e. i
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia capillari biliari che troviamo nelle vie biliari.
I capillari sanguigni non sono tutti uguali:
alcuni presentano un endotelio continuo, cioè non ci sono discontinuità sulla parete (capillari continui):
sono cellule appiattite, perfettamente saldate le une alle altre, non c'è possibilità apparente di poter uscire da
questi vasi;
alcuni presentano delle aperture sulla parete che consentano il passaggio di sostanze di dimensioni
appropriate (capillari finestrati), li troviamo nei reni e nel fegato.
Dai primi come si esce? Se c'è un processo infiammatorio o un agente batterico o un danno tissutale, viene
segnalato chimicamente (o perché le cellule si rompono o perché l'agente infettivo rilascia delle sostanze
riconosciute dal sistema immunitario); queste modificazioni permettono di mettere in moto una serie di
meccanismi di difesa: cerchiamo di limitare, fronteggiare e possibilmente sconfiggere il danno.
Come facciamo questo? Ci sono una serie di cellule (globuli bianchi) che hanno esattamente questo scopo,
ma per agire devono uscire dal vaso; questo si può fare perché ci sono meccanismi molecolari in cui le
cellule epiteliali, della regione danneggiata, si distaccano temporaneamente permettendo ai globuli bianchi
(non ai globuli rossi!) di uscire, dato che questi hanno la capacità di modificare la propria forma (escono per
diapedesi: tra una cellula epiteliale e l'altra); dunque i GB escono dal vaso e si trovano nel tessuto
connettivo, seguono la "scia chimica", o di segnali lasciati dalle cellule danneggiate, e sono capaci di
fagocitare e distruggere gli agenti estranei. Es. le "Natural Killer" capiscono cosa è NON- SELF e lo
distruggono.
Un altro tipo di vaso sono le vene:
• conducono il sangue dai capillari verso il cuore
• la pressione sanguigna è molto inferiore rispetto alle arterie (le arterie appaiono più gonfie, le vene un po'
afflosciate)
• le vene più piccole sono chiamate venule, le quali hanno un diametro tra 8 e 100 µm; le venule più piccole
sono dette "venule postcapillari"
• le venule si uniscono a formare le vene
• la tonaca esterna è la tonaca più spessa nelle vene
• le vene non pulsano
• alcune vene (mai le arterie) hanno delle valvole al loro interno (soprattutto nell'arto inferiore), simili alle
valvole semilunari, che hanno la funzione di impedire il reflusso del sangue; quando le vene (per motivi
meccanici, genetici, ecc.) si dilatano le valvole non sono più sufficienti: INSUFFICIENZA VENOSA.
Ci sono tre modalità per far tornare il sangue in alto:
1) spinta del cuore (la spinta da dietro);
2) pompa muscolare dei muscoli intorno alle vene (soprattutto);
3) compressione della pianta del piede.
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia 4. Arterie della circolazione polmonare
Queste arterie portano il sangue venoso (ricco di CO2) dal ventricolo destro del cuore ai polmoni dove esso
viene ossigenato.
L'arteria polmonare è una grossa arteria elastica che prende origine dal cono arterioso del ventricolo destro
del cuore ed è contenuta nel sacco pericardico, in una guaina comune con l'aorta, della quale contorna a
spirale la parte ascendente. Portandosi in alto, raggiunge l'arco aortico, e al di sotto di esso si divide in due
rami destro e sinistro. Questi, seguendo il bronco corrispondente, raggiungono l'ilo del polmone e vi
penetrano. Qui si suddividono esattamente come i bronchi che accompagnano, fino a che, a livello degli
alveoli polmonari, capillarizzano formando reti attorno a ogni alveolo. È da sottolineare che il calibro dei
capillari alveolari è ridottissimo, circa 5 µm e dunque addirittura inferiore al diametro degli eritrociti.
Ciò è importante dal punto di vista dell'efficienza degli scambi gassosi che qui avvengono: essendo gli
eritrociti costretti ad aderire alle pareti capillari per poter passare, essi raccolgono direttamente l'ossigeno
dagli alveoli senza che il gas debba prima sciogliersi nel plasma per poi passare all'emoglobina degli
eritrociti. Dalle reti capillari alveolari di ciascun polmone originano vene (nelle quali però scorre sangue
arterioso) che, confluendo fra loro, costituiscono infine due grossi tronchi per ogni polmone, le vene
polmonari, che sboccano nell'atrio sinistro del cuore.
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia 5. Arterie della circolazione sistemica
1) L'AORTA:
L'aorta è una grande arteria toracica elastica dalla quale prendono origine le principali arterie della
circolazione generale. Nasce dal ventricolo sinistro del cuore. Alla sua origine è intrapericardica e coperta,
in avanti, dal tratto iniziale dell'arteria polmonare, quindi si dispone alla sua sinistra.
L'aorta va suddivisa in più porzioni: la prima parte si dice la porzione ascendente, a cui fa seguito il
cosiddetto arco dell'aorta (accolto nel mediastino superiore), dopo di che l'aorta si piega all'indietro e verso
il basso e si pone un poco alla sinistra della colonna vertebrale ed è detta aorta discendente.
Bisogna, però, distinguere nell'aorta discendente una prima porzione detta "aorta toracica" (accolta nel
mediastino posteriore) e una seconda porzione detta "aorta addominale", che termina con un ramo sottile
mediano detto "arteria sacrale media" (si trova in posizione mediana al davanti dell'osso sacro).
I primi rami che si staccano dall'aorta sono le due arterie coronarie, che vascolarizzano il cuore e
decorrono in corrispondenza del solco coronario, il quale dall'esterno ci permette di distinguere gli atri dai
ventricoli. Si distinguono un'arteria coronaria destra e un'arteria coronaria sinistra. L'origine di queste due
arterie si ritrova in vicinanza delle valvole semilunari destra e sinistra della valvola aortica. Il maggior flusso
coronario entra durante la diastole ventricolare.
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia
I vasi che prendono origine dall'arco dell'aorta sono tre, da destra verso sinistra:
1. arteria anonima o tronco brachio-cefalico, perché da essa prendono origine una serie di vasi arteriosi,
destinati alla vascolarizzazione dell'arto superiore e della testa; il tronco brachio-cefalico si divide in due
rami:
• arteria carotide comune, che si porta in alto nel collo
• arteria succlavia, che si porta lateralmente, dietro la clavicola (sub clavia = che sta dietro alla clavicola)
L'arteria carotide comune si porta nel collo, in profondità, e quando arriva a livello della quarta vertebra
cervicale (che corrisponde al livello dell'osso ioide, che fa distinguere la regione sovra- ioidea e la regione
sotto-ioidea) si divide in:
• carotide esterna, che vascolarizza la faccia
• carotide interna, che porta il sangue all'encefalo.
La succlavia scende nella cavità ascellare diventando "arteria ascellare"; poi scende lungo il braccio e
prende il nome di "arteria brachiale" o "arteria omerale", la quale si divide in "arteria ulnare" e "arteria
radiale" (ovviamente a livello delle due ossa dell'avambraccio). Queste due arterie si ricollegano nella mano
formando le "arcate anastomotiche". Nel palmo della mano, l'arteria radiale forma l'arcata palmare profondo
e la seconda l'arcata palmare superficiale.
2. arteria carotide comune di sinistra
3. arteria succlavia di sinistra
La 2) e la 3) seguono lo stesso percorso delle destre.
Il primo ramo che si stacca dall'arteria succlavia è l'arteria vertebrale (dx e sx), che si porta in alto nel
collo ed è in rapporto stretto con le prime sei vertebre cervicali (formano un canale con i suoi fori dei
processi trasversi delle vertebre cervicali o fori trasversali, in cui appunto passa tale vertebra) ed entra nella
scatola cranica attraverso il foro trans-temporale o occipitale.
Quindi, per vascolarizzare l'encefalo ho bisogno di 4 arterie: le due arterie carotidi comuni (pari, dx e sx) e
le due arterie vertebrali (anch'esse dx e sx). La maggior parte della vascolarizzazione è a carico della
carotide interna.
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia 6. Arterie della testa e del collo
Le due arterie carotidi comuni hanno come territorio d'irrorazione la testa e il collo. Alla base del collo le
due arterie sono separate da uno stretto intervallo, nel quale si affaccia la trachea; salgono poi lateralmente
decorrendo ciascuna assieme alla vena giugulare interna e al nervo vago avvolte in una comune guaina
connettivale, formando il fascio vascolonervoso del collo. Terminano poco al di sopra del margine superiore
della cartilagine tiroidea della laringe, suddividendosi nei loro rami terminali: arteria carotide esterna e
arteria carotide interna.
L'arteria carotide esterna termina sopra l'angolo della mandibola, ove si risolve nei suoi rami terminali
che irrorano il collo, la faccia e le pareti del cranio. Lungo il suo decorso emette numerosissimi rami tra cui i
principali sono: l'arteria tiroidea superiore per la tiroide, l'arteria linguale per la lingua, l'arteria faringea
ascendente, l'arteria, faciale, l'arteria occipitale, l'arteria auricolare posteriore (vascolarizza l'auricola
temporale), l'arteria mascellare esterna per le parti molli della faccia. Un suo ramo terminale, l'arteria
mascellare interna, fornisce la vascolarizzazione per le arcate dentarie mandibolare e mascellare (arterie
alveolari inferiore e superiore) e per la dura madre (arteria meningea media). Un secondo ramo terminale è
l'arteria temporale superficiale che irrora il cuoio capelluto.
L'arteria carotide interna decorre verso l'alto fino a che, attraverso il canale carotico della piramide del
temporale, penetra nella cavità cranica. Qui si divide nei suoi rami terminali. L'arteria carotide interna
fornisce anche un ramo collaterale, l'arteria oftalmica, che attraversa il foro ottico dello sfenoide insieme al
nervo ottico e penetra nella cavità orbitaria dove dà origine all'arteria centrale della retina. I rami terminali
dell'arteria carotide interna vascolarizzano l'encefalo e sono l'arteria cerebrale anteriore, l'arteria cerebrale
media e l'arteria comunicante posteriore. Esse, assieme ai rami dell'arteria vertebrale, costituiscono un
importante dispositivo anastomotico, il "poligono di Willis".
Le due arterie succlavie descrivono, alla base del collo, un'arcata a concavità inferiore, contornando prima la
cupola pleurica e poggiando sulla prima costa, per passare sotto la clavicola e diventare, ciascuna, arteria
ascellare per l'arto superiore. Prima di diventare arteria ascellare, però, l'arteria succlavia dà origine
all'arteria vertebrale che, passando per i fori trasversali delle vertebre cervicali, attraversa, a destra e a
sinistra, il grande forame occipitale ed entra nella cavità cranica. Tra bulbo e ponte le due arterie vertebrali
confluiscono nell'arteria basilare che dà origine alle arterie cerebrali posteriori che contribuiscono al "circolo
di Willis". Oltre a rami intercostali, l'arteria succlavia dà origine all'arteria toracica (o mammaria) interna
che si dirige in basso lungo il margine laterale dello sterno e irrora la ghiandola mammaria e la parete
anteriore del torace. A livello addominale forma un'importante anastomosi con i rami dell'arteria iliaca
esterna.
Il circolo o poligono anastomotico di Willis è un anello arterioso posto alla base dell'encefalo che pone in
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia anastomosi il sistema dell'arteria carotide interna con quello dell'arteria vertebrale. Ha la forma di un
eptagono con un lato anteriore, l'arteria comunicante anteriore, che collega fra loro le due cerebrali anteriori.
Lateralmente (su ciascun lato) si trovano l'arteria cerebrale anteriore e l'arteria comunicante posteriore, rami
della carotide interna,e posteriormente l'arteria cerebrale posteriore, ramo dell'arteria basilare. Il circolo
anastomotico di Willis garantisce a tutto l'encefalo la distribuzione di sangue a pressione pressoché costante.
Schema arteria succlavia il muscolo scaleno anteriore le passa davanti e la divide convenzionalmente in
tre parti:
1. arteria vertebrale, arteria toracica interna (dà vari rami e i suoi rami terminali sono: a. muscolofreniche e
a. epigastriche superiori; quelle inferiori nascono dall'iliaca esterna), tronco tireocervicale (tiroidea inferiore,
cervicale ascendente, cervicale superficiale);
2. tronco costocervicale (cervicale profonda, intercostale suprema);
3. arteria scapolare dorsale.
La succlavia al suo termine si continua nell'arteria ascellare.
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia
LA COLONNA VERTEBRALE: è l'insieme delle vertebre
• 7 cervicali ("cervix" = del collo; C1-C7)
• 12 toraciche (contribuiscono, con le coste e lo sterno, a formare la gabbia toracica; T1-T12)
• 5 lombari (L1-L5)
• 5 sacrali (si fondono e formano l'osso sacro)
• 4 coccigee (si fondono e formano il coccige)
Struttura delle vertebre in generale:
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia
• hanno il "corpo vertebrale"
• dietro c'è l' "arco vertebrale"
• lo spazio tra il corpo e l'arco viene chiamato "canale o forame vertebrale" (si forma dalla sovrapposizione
di tutte le vertebre), che accoglie il midollo spinale
• sull'arco vediamo due "processi trasversi" e il "processo spinoso" (spina dorsale = l'insieme dei processi
spinosi)
Le prime due vertebre (atlante o C1 e epistrofeo o C2) hanno una delle caratteristiche peculiari che
permettono di distinguerle.
C1:
ha due facce articolari che prendono contatto con l'ossa posto dietro, ovvero l'osso occipitale; non ha un vero
e proprio corpo e al suo posto vi è un arco anteriore (quindi presenta due archi); nei processi trasversi
notiamo i fori trasversali, i quali sono attraversati dall'arteria vertebrale prima che essa entri nella scatola
cranica.
C2:
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia
sul corpo c'è una struttura che sporge detta dente dell'epistrofeo (sta immediatamente dietro all'arco anteriore
dell'atlante)--> è il corpo dell'atlante che durante lo sviluppo si è staccato e si è fuso con l'epistrofeo.
Le altre vertebre verticali (C3-C7) presentano il foro trasversale per il passaggio dell'arteria vertebrale.
C7: ha un processo spinoso particolarmente pronunciato, palpando si sente appunto qualcosa di sporgente,
proprio per questo è anche detta vertebra prominente (quella del palloccolino!!!!!) e rappresenta un
importante riferimento per contare le vertebre.
Vertebre toraciche:
ciò che li differenzia dalle lombari è soprattutto il fatto che presentano strutture che le collegano alle coste,
ovvero la particolarità dei loro processi trasversi (è cartilagine, che permette alle ossa di articolarsi tra di
loro e di scorrere tra di loro); essi inoltre non hanno il foro.
Vertebre lombari:
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia
si identificano per esclusione; hanno i processi trasversi molto pronunciati, robusti, soprattutto nelle prime
due, per questo essi talvolta sono detti costiformi; inoltre i processi trasversi sono di aspetto quadrangolare.
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia 7. Arterie dell'arto superiore
L'arteria ascellare decorre nel braccio come arteria brachiale o omerale (polso omerale; i polsi principali
sono: carotideo, ascellare, omerale, radiale), poi proseguendo nell'avambraccio si divide in due: arteria
radiale e arteria ulnare.
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia 8. Arterie del torace
Il primo tratto dell'aorta discendente prende il nome di aorta toracica (è quel segmento dell'aorta
discendente che si interpone tra l'arco dell'aorta e la porzione addominale dell'aorta discendente); essa è
accolta nel mediastino posteriore (che è una porzione del mediastino inferiore) e fornisce dei rami:
• rami parietali vascolarizzano la parete della cavità toracica (10 arterie intercostali posteriori, le quali
decorrono negli spazi intercostali e vascolarizzano i muscoli intercostali; le ultime due derivano dall'arteria
intercostale suprema, originante dalla succlavia)
• rami viscerali sono le arterie bronchiali (1 a dx e 2 a sx; vascolarizzano i bronchi, i polmoni e in parte la
trachea), le arterie esofagee (vascolarizzano l'esofago), le arterie pericardiche (vascolarizzano
posteriormente il peritoneo)
• gli ultimi rami collaterali dell'aorta toracica sono le arterie diaframmatiche o freniche superiori (sono
anch'esse rami parietali).
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia 9. Arterie dell'addome e del bacino
Il tratto dell'aorta discendente che oltrepassa il diaframma è detto aorta addominale, che va dal diaframma
all'osso sacro, dove termina con un ramo chiamato arteria sacrale media al davanti dell'osso sacro. L'arteria
addominale è retroperitoneale: molti rami che emette devono perforare il peritoneo. I primi rami dell'aorta
addominale sono le arterie diaframmatiche inferiori (pari e parietali). I rami dell'aorta addominale sono
alcuni parietali (es. arterie lombari che vascolarizzano la parete muscolare) ma la maggior parte sono
viscerali e li distinguiamo in rami impari e rami pari.
Rami impari: il primo che si stacca è l'arteria celiaca o tripodo, che vascolarizza, con i suoi rami, gran parte
del tubo digerente, in particolare: fegato, pancreas, stomaco, milza, parte del duodeno. L'arteria celiaca è
detta anche tripodo perché da essa si staccano tre rami:
1. ARTERIA EPATICA COMUNE ("comune" vuol dire che dopo succede qualcosa);
2. ARTERIA GASTRICA DI SINISTRA, la quale si porta a decorrere nella cosiddetta "piccola curvatura
dello stomaco";
3. ARTERIA SPLENICA O LIENALE, che vascolarizza lo "splin" (milza), ma lungo il suo tragitto
vascolarizza anche gran parte del pancreas; essa emette un importante ramo: l'arteria gastro- epiploica
sinistra, la quale decorre in corrispondenza della "grande curvatura dello stomaco".
Capiamo che lo stomaco è vascolarizzato da 4 arterie: 2 che si anastomizzano sulla piccola curvatura (arterie
gastriche) e 2 che si anastomizzano sulla grande curvatura (arterie gastro- epiploiche).
L'arteria epatica comune si divide in tre rami:
1. uno prosegue verso il fegato: arteria epatica propria (= propriamente destinata al fegato);
2. arteria gastro-duodenale: "gastro" vascolarizza il piloro (ultima parte dello stomaco); "duodenale" va al
duodeno; inoltre questa arteria dà l'arteria gastro-epiploica di destra;
3. arteria gastrica di destra, la quale si porta a decorrere, come quella sx, in corrispondenza della piccola
curvatura dello stomaco e si anastomizza con l'arteria gastrica di sinistra.
Altri rami impari dell'aorta addominale sono l'arteria mesenterica superiore e l'arteria mesenterica
inferiore.
[SCHEMA: dopo lo stomaco incontriamo l'intestino tenue: duodeno, digiuno, ileo; digiuno ed ileo sono
anche detti "intestino mesenteriale", poiché sono avvolti dal foglietto viscerale del peritoneo, cioè dalla
membrana sierosa (come pericardio e pleura) che avvolge la maggior parte dei visceri della cavità
addominale e pelvica; in particolare, la porzione che avvolge parte dell'intestino è chiamata "mesentere" (=
che media con l'intestino) dato che collega la parte della parete addominale al viscere, cioè fa da mezzo con
l'intestino.]
Le arterie mesenteriche decorrono tra i due foglietti del foglietto viscerale del peritoneo. Quella superiore
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia vascolarizza: parte del duodeno, digiuno, ileo, parte del crasso (cieco, colon ascendente, colon trasverso,
parte del colon discendente). Quella inferiore vascolarizza: parte del colon discendente, sigma, parte
dell'intestino retto.
La porzione più distale dell'intestino retto è vascolarizzata dai rami dell'arteria iliaca interna o ipogastrica,
che è un ramo dell'arteria iliaca comune (quindi ci sarà anche l'esterna). Essa è l'ultimo ramo collaterale
pari dell'aorta addominale ("collaterale" è in contrapposizione con "terminale" che è l'arteria sacrale media,
i rami che stacca prima sono TUTTI collaterali).
Rami pari: arterie diaframmatiche inferiori, arterie renali, arterie surrenali, arterie gonadiche (arterie
ovariche e arterie testicolari o spermatiche interne), arteria iliaca comune esterna, arteria iliaca comune
interna (vascolarizza gli organi della cavità pelvica, cioè intestino retto, utero, vescica).
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia
L'arteria iliaca comune si divide in interna ed esterna:
• l'arteria iliaca interna o ipogastrica vascolarizza gli organi pelvici (vescica, tubo digerente, utero e così via)
• l'arteria iliaca esterna passa sotto la piega inguinale, dove abbiamo l'arteria inguinale, e quando si porta
nella coscia, in vicinanza del femore, prende il nome di arteria femorale (polso femorale); poi decorre verso
il basso e si pone dietro dell'articolazione del ginocchio: qui si chiama arteria oblitea (perché la regione
posteriore del ginocchio si chiama "regione oblitea").
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia
Andrea Panepinto Sezione Appunti
Anatomia